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COMUNICATO DAL VATICANO

BANDIERA CITTÀ DEL VATICANO

Doverose e dure precisazioni iniziali: il travaglio dei Templari non è ancora terminato. Comunicato ufficiale e diversi commenti ripresi dal web: preghiera e non vana gloria, vivere nell'attuale mondo per non correre il rischio di riparare in antichi sogni.

CITTA’ DEL VATICANO - In data 16 ottobre 2012 la Segreteria di Stato di Sua Santità ha emesso un documento dal titolo: “Precisazione sugli Ordini Equestri”, nel quale si riafferma il principio secondo il quale la Santa Sede, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosce e tutela solo il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Resa pubblica in Nostre Informazioni dell’Osservatore Romano del 17 ottobre, la nota verrà prossimamente pubblicata negli Acta Apostolicae Sedis.

Al di là del contenuto di immediata comprensione, abbastanza cristallino anche agli occhi di quanti non sono molto esperti dell’argomento, tale precisazione della Segreteria di Stato urge, tuttavia, di una spiegazione particolareggiata e specifica circa il contenuto subliminare, vale a dire sui restanti Ordini (o pseudo-tali) che nella predetta nota non sono contemplati.

Il presente contributo non vuole dunque essere uno studio scientifico di diritto araldico, ma solo una ulteriore puntualizzazione.

La nota della Segreteria di Stato ribadisce quanto già pubblicato sull’Osservatore Romano il 4 luglio 2002, e soprattutto il dettagliato elenco di Ordini NON riconosciuti dalla Santa Sede pubblicato sull’Osservatore Romano del 21 marzo 1952 (ripreso poi dalla Rivista Araldica[1952],  pp. 182-183).

Ecco il testo della nota:

«La Segreteria di Stato, a seguito di frequenti richieste di informazioni in merito all’atteggiamento della Santa Sede nei confronti degli Ordini Equestri dedicati a Santi o aventi intitolazioni sacre, ritiene opportuno ribadire quanto già pubblicato in passato: Oltre ai propri Ordini Equestri (Ordine Supremo del Cristo, Ordine dello Speron d’Oro, Ordine Piano, Ordine di San Gregorio Magno e Ordine di San Silvestro Papa), la Santa Sede riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta – ovvero Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, di Rodi e di Malta – e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, e non intende innovare in merito

Hortus conclusus. Davvero una lapidaria affermazione: "Let' s get this over and done with". Game over... E segue ancora così:

«Tutti gli altri Ordini – di nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali – non sono riconosciuti dalla Santa Sede, non potendosi questa far garante della loro legittimità storica e giuridica, delle loro finalità e dei loro sistemi organizzativi. […]».

In quest’ultimo capoverso la locuzione “tutti gli altri Ordini” ha un valore ben preciso.

Va infatti specificato che né in quest’ultimo intervento né nei precedenti la Santa Sede fa menzione di quegli ordini cosiddetti Dinastici o Familiari, così come non contempla nel detto riconoscimento, ovviamente, tutti quegli ordini cavallereschi nazionali dei vari Stati sovrani.

La nota si riferisce solo ai gruppi di “nuova istituzione o fatti derivare da quelli medievali”.

La ragione di un simile provvedimento è data, infatti, dalla prassi sempre più diffusa di dar vita a gruppi che si autodefiniscono “ordini” e che, millantando continuità storiche con antiche tradizioni cavalleresche ed i carismi specifici di aviti Ordini soppressi o estinti, spacciano i loro titoli come validi e prestigiosi, chiedendo e ottenendo, sovente, di celebrare le loro adunate in chiese e cappelle, a partire delle cosiddette cerimonie di investitura.

Per tutti i Templari del mondo (a meno che non si organizzino in associazioni templari, osservanti un'antica e sempre valida Regola comunitaria, senza pretendere di definire "Ordine" il proprio piccolo o grande clan, cessando reciproci invidie e litigi, per buona pace di tutti quanti), è la definitiva cessazione di qualsiasi possibile iniziativa tesa a pretendere un qualsiasi riconoscimento futuro. Tale documento decreta saggiamente che i Templari fanno ormai parte della Storia e non potranno mai più venire riesumati. Jacques de Molay e i suoi confratelli potranno finalmente riposare in santa pace senza venire ancora una volta tirati per la mantella e nuovamente arsi a fuoco lento attraverso storpiature di antichi rituali, più o meno raffazzonati da antichi manoscritti o addirittura presi su Internet e ricuciti da improvvisati esperti di esoterismo e simbologia, che non conoscono neppure la storia di questi loro illustri predecessori, il perché erano stati istituiti i bianchi signori che agivano per ordine di San Bernardo e che cosa erano andati veramente a fare a Gerusalemme? Così si spera una volta per tutte.  

La Santa Sede, dunque, interviene per chiarire chi sia titolare di un diritto ad un trattamento di attenzione (ecco il significato della locuzione “riconosce e tutela”) e chi no, onde evitare commistioni sgradite e inopportune tra quelle degnissime istituzioni ed altri sodalizi che altro non sono che “pergamenifici” e congreghe di quelli che volgarmente si chiamano “pataccari”.

Tuttavia la nota della Segreteria di Stato, non fa menzione degli Ordini cosiddetti Dinastici o Familiari.

Come si classificano gli Ordini cavallereschi?

Una prima suddivisione degli Ordini Equestri risale al XVI sec., quando Sansovino, nella sua opera “Dell’origine dei Cavalieri” (1566), distingue i cavalieri in tre categorie: “Cavalieri di Croce” (e dunque gli Ordini “crocesignati”, quali appunto l’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme poi ‘di Malta’, l’Ordine Teutonico, l’Ordine del Tempio di Gerusalemme, soppresso nel 1314), “Cavalieri di Collana” (gli Ordini dinastici creati dalle più insigni Case Regnanti d’Europa, come l’Ordine Supremo della Ss.ma Annunziata, della Giarrettiera, di San Michele dell’Ala, del Toson d’Oro) e “Cavalieri di Sperone” (cioè gli investiti dai Pontefici e dai Sovrani, o, successivamente, da feudatari e cavalieri anziani).

Nel tempo tale suddivisione non fu più sufficiente e le scienze araldiche distinsero gli Ordini in: ereditari, militari, onorari e religiosi.

Attualmente, secondo il diritto araldico, gli Ordini si distinguono in:

Ordini statuali (detti anche “di Merito”), vale a dire quegli Ordini che formano il patrimonio araldico di uno Stato nazionale, nati con lo scopo precipuo di premiare benemerenze civili e militari dei cittadini, e giuridicamente si fondano sulla sovranità dello Stato che li istituisce (per l’Italia: l’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, l’Ordine al Merito del Lavoro, l’Ordine Militare di Vittorio Veneto, l’Ordine della Stella della Solidarietà Italiana, l’Ordine Militare d’Italia);

Ordini Equestri Pontifici, cioè gli Ordini cavallereschi conferiti direttamente dal Regnante Pontefice mediante Lettere Apostoliche; tali Ordini sono anche Ordini di Merito, poiché conferiti per premiare le benemerenze e i servigi resi alla Chiesa e alle opere cattoliche. Essi possono essere a cosiddetta “collazione diretta” (e lo sonol’Ordine Supremo del Cristo, l’Ordine della Milizia Aurata o dello Speron d’Oro, l’Ordine Piano, l’Ordine di San Gregorio Magno e l’Ordine di San Silvestro Papa) o di“subcollazione” (quali l’Ordine del Santo Sepolcro di Gerusalemme e l’Ordine di Santa Maria Teutonica detto semplicemente ‘Ordine Teutonico’), in quanto concessi per delegazione apostolica e quindi posti sotto la “protezione” della Santa Sede.

- Ordini Sovrani: l’unico di questa categoria è il Sovrano Militare Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Gerusalemme, detto di Rodi, detto di Malta, comunemente noto come Sovrano Militare Ordine di Malta (SMOM). La natura giuridica dell’Ordine Gerosolimitano consta di due soggetti: la Religione,  cioè la regola religiosa che è la norma di vita dei membri, e l’Ordine Cavalleresco ad essa collegata. Nello SMOM il Principe Gran Maestro, Capo della Religione e Capo Supremo dell’Ordine cavalleresco, unitamente al Sovrano Consiglio, appare come il soggetto titolare di tale sovranità. Ecco perché il Sovrano Militare Ordine di Malta è l’unico Ordine sovrano, soggetto di diritto internazionale che intrattiene rapporti diplomatici con oltre settanta Stati nazionali ed esercita pleno jure il diritto di legazia attivo e passivo anche presso gli organismi sovranazionali.

Ordini Dinastici: sono quegli Ordini che appartengono al patrimonio araldico di una Dinastia Sovrana, la quale se regna configurerà gli Ordini come “dinastici statuali”; in caso contrario si parlerà di “Ordini Dinastici non nazionali”, in quanto la persona del Capo della Real Casa conserva la titolarità e l’esercizio dello jus collationis dei suoi Ordini Cavallereschi, ordinariamente approvati con Bolle Pontificie.

- All’interno di questa categoria si considerano anche i cosiddetti Ordini familiari, vale a dire quegli Ordini che, pur appartenendo al patrimonio araldico di una Famiglia Reale sovrana o già sovrana, non furono mai messi a disposizione della Nazione.

​ La Santa Sede si premura a puntualizzare che Essa, nella sua prudenza, oltre ai propri Ordini Equestri, riconosce e tutela soltanto il Sovrano Militare Ordine di Malta e l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme.

​Risulterebbe pertanto non contemplato, ad esempio, l’Ordine Teutonico, che pure è un ordine di subcollazione ed una specialissima realtà cavalleresca che l’Annuario Pontificio annovera tra gli Ordini religiosi maschili, nella categoria dei canonici regolari, i cui membri sono divisi in Cavalieri d’Onore (che emettono la professione dei precetti evangelici della perfezione cristiana) ed in Familiari o Mariani (che ne costituiscono una sorta di Terz’Ordine). Tuttavia, il non essere elencato nella nota della Segreteria di Stato non priva di certo l’Ordine Teutonico del riconoscimento e della tutela da parte della Santa Sede.

​Segnatamente per quanto attiene all’Italia, allo stesso modo devono essere considerati anche gli Ordini dinastici e familiari, quali l’Ordine Supremo della Ss.ma Annunziata e l’Ordine Ospedaliero dei SS. Maurizio e Lazzaro (Real Casa di Savoia), il Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio (l’unico superstite tra i sei Ordini patrimonio araldico della Real Casa di Borbone-Due Sicilie), il Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire e l’Ordine del Merito di San Giuseppe di Toscana (patrimonio araldico della Reale e Imperiale Casa d’Asburgo-Lorena di Toscana).

​A tali storiche e prestigiose istituzioni cavalleresche, nate e approvate dalla Santa Sede nel corso dei secoli quale segno di attenzione paterna del Sovrano Pontefice nei confronti dei Principi cristiani, la Sede Apostolica riconosce dignità ed autonomia giuridica e, segnatamente, canonica, essendo esse configurate tra le associazioni di fedeli di cui ai cann. 298-311 del Codice di Diritto Canonico, in combinato disposto con la mente del can. 114 che, riassumendo la tradizione canonistica in materia di enti tutelati e riconosciuti dall’Ordinamento canonico, enuncia come fini propri di un ente quelli propri della missione della Chiesa, cioè «le opere di pietà, di apostolato e carità, sia spirituali che temporali».

​Canonisticamente parlando, tali istituzioni cavalleresche dinastiche-familiari (e solo quelle sopra enumerate, perché le uniche superstiti) sono dunque delle Associazioni di fedeli (perché inquadrate dai cann. 298, §1 e 301, §3 CIC) di Diritto Pontificio (perché l’Autorità erigente o concedente il patrocinio fu la Sede Apostolica (cf. can. 312, §1, n.1 CIC)): queste due precisazioni sfatano pertanto ogni dubbio circa la possibile ricomprensione di detti Ordini Dinastici nella locuzione “tutti gli altri Ordini” del testo della nota.

​Gli Ordini dinastici e familiari di Case Reali o Imperiali cattoliche sono configurati all’interno delle categorie giuridiche canoniche di “persone giuridiche ecclesiastiche”, anticamente dette anche “persone morali”, “enti giuridici”, “corpi morali”, “personae canonicae”, cioè quelle «universitas sive personarum sive rerum in finem missioni Ecclesiae congruentem, qui singuloroum finem trascendit, ordinatae» (can. 114).

Essi, dunque, non possono che godere della considerazione giuridica di quell’Ordinamento che ne detta le qualità, ma in quanto Ordini che rientrano nel patrimonio araldico di Case ex regnanti sarebbe stato ultroneo contemplarli nella nota della Segreteria di Stato, perché il riconoscimento ed il patrocinio della Santa Sede fu loro già accordato illo tempore.

​Stessa riflessione, per analogia, si fa per l’Ordine Teutonico, che, come si è detto, pur essendo un Ordine cavalleresco è, a ragione dei suoi statuti, anche un Ordine religioso di canonici regolari.

​Non è poi indifferente notare che la precisazione della Segreteria di Stato del 16 ottobre scorso, nell’enumerare gli unici due Ordini riconosciuti e tutelati dalla Santa Sede, segua le precedenze diplomatiche sancite dalla tradizione araldica per le quali, immediatamente dopo gli Ordini Equestri Pontifici (che precedono sempre tutti gli altri a ragione del Supremo collatore, titolare di ogni potestà diretta e indiretta perché Vicario di Cristo) vi è il Sovrano Militare Ordine di Malta (a ragione della sua sovranità e indipendenza) e, a seguire, l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme (perché Ordine di subcollazione pontificia e dunque semi-indipendente, che pur gode di protezione della Sede Apostolica e di personalità giuridica canonica secondo i principi sopra enunciati).

​Sembrerebbero bizantinismi quelli appena riferiti, eppure il fine della nota è contenuto nell’ultimo paragrafo dove si dice espressamente che «Ad evitare equivoci purtroppo possibili, anche a causa del rilascio illecito di documenti e dell’uso indebito di luoghi sacri, e ad impedire la continuazione di abusi che poi risultano a danno di molte persone in buona fede, la Santa Sede conferma di non attribuire alcun valore ai diplomi cavallereschi e alle relative insegne che siano rilasciati dai sodalizi non riconosciuti e di non ritenere appropriato l’uso delle Chiese e cappelle per le cosiddette “cerimonie di investitura”».

​Si tratta, pertanto, di una finalità morale e di ordine pubblico ecclesiastico che la Segreteria di Stato, nella sua attenta vigilanza, ha voluto trasmettere alla sollecitudine dei Pastori e dei fedeli, al fine di evitare frodi e illeciti.

​Particolarmente significativo è l’invito a non concedere l’uso di chiese o cappelle per le cerimonie di tali sedicenti ordini, cosa che accade con una certa frequenza attesa la buonafede e l’incompetenza in materia da parte di parroci e rettori, che spesso addirittura vengono persino coinvolti in cerimonie pittoresche ed insigniti essi stessi quali membri.

​Parallelo a questo invito, vi è senz’altro ricompreso nell’espressione «riconosce e tutela» un incoraggiamento ai Pastori a promuovere e favorire le iniziative e le attività benefiche e caritatevoli degli Ordini riconosciuti, ed è certo che nel verbo «tutela» vada anche letto un invito ad essere ben disposti verso tali realtà laicali, concedendo – se già non ne dispongano – luoghi e mezzi per esercitare il loro specifico carisma, assegnando pertanto loro l’uso di cappelle o rettorie, procurando che possano godere di degna assistenza spirituale attraverso il ministero costante di un sacerdote, rendendoli partecipi della vita pubblica della Chiesa particolare invitandoli a partecipare alle celebrazioni di maggior rilievo a testimonianza del servizio profuso e magari usufruendo delle peculiarità che alcuni di essi possono offrire (si pensi, ad esempio, al Corpo di Soccorso dell’Ordine di Malta o ai suoi ambulatori e servizi ospedalieri in genere).

Così facendo diventerà chiaro ed evidente che quel “riconoscimento” e quella “tutela” cui si riferisce la Segreteria di Stato sono elementi tangibili della sollecitudine della Chiesa, che di molti carismi si compone.

Sarebbe auspicabile che la nota venga recepita e applicata in ogni Diocesi con cura e attenzione, evitando di cadere nelle reti di millantatori di cui le tristi pagine delle frodi sono gravide, a causa della sollecitazione di quel pur naturale senso di riscatto sociale ma anche di vuota vanità che non smette mai di sedurre le coscienze.

​I valori della cavalleria cristiana sono di ben altro livello e di ben altro tenore, e superano di gran lunga gli orli di mantelli colorati, decorazioni fiammanti, spade e cerimonie da sapore medievale: l’animo del cavaliere cristiano, che aderisce al carisma di un vero Ordine Equestre, è il senso della fede e della carità operosa, non chiassosa ed efficace verso gli ultimi e i bisognosi, affetti tanto da povertà materiali quanto da povertà spirituali.  

​La nota della Segreteria di Stato porti luce sulla questione degli ordini cavallereschi e faccia comprendere che non sono fenomeni da sottovalutare o da ritenere come rappresentazioni più o meno pittoresche, ma sono realtà da tenere in degna considerazione e monitorare anche per un corretto esercizio della pastorale dei laici.

In fondo, la Chiesa non ha più bisogno di un esercito armato di forche e spadoni o di sofisticati gioielli ipertecnologici di precisione (per questo ci sono già le Guardie Svizzere e l'intelligence service del Vaticano coadiuvate, in primis, dalle Forze Militari italiane); la Chiesa esige la preghiera. Come ha più volte ribadito il Santo Padre, alla violenza e alle armi la Cristianità risponderà con la sola preghiera, la mediazione e il dialogo. E se questo lo dichiara il Pontefice, storicamente al vertice dei Militi Christi di un tempo, significa veramente che i Templari sono per davvero andati a riposare fra quegli eroi che hanno creduto in un ideale, dando la vita per la creazione di un mondo nuovo, dal quale ha poi avuto origine il nostro attuale assetto mondiale. Essi veglieranno per sempre su di noi, ma ora è la generazione di uomini moderni che dovrà escogitare forme opportune di aggregazione sociale tese a placare le violenze incentivando la pace, operando soprattutto sulla condivisione culturale. A nulla ci può ormai servire scimmiottare certe usanze del passato, autoproclamandosi per esempio Sovrani e rispolverando vecchi stilemi medievali inadatti ad una moderna società evoluta quale è la nostra e a cui dobbiamo renderci partecipi per risolvere le attuali problematiche e per raggiungere nuovi obbiettivi attraverso sfide inedite. Chi decide di alienarsi dalla realtà lo fa a suo rischio e pericolo, consapevole che potrebbe deformare l'attuale immagine della moderna Cristianità.




Ed ora, cari lettori, aggiungo una mia personale opinione di come potrebbe e dovrebbe essere una "comunità iniziatica templare". 
La chiamo comunità perché è un termine che mi pare adatto a cucire la tradizione con l'attualità; tutte le obbedienze sono costituite da varie comunità che si ramificano sul territorio. 
Iniziatica perché quest'Ordine, quello Templare, era l'unico veramente iniziatico e, seppur in forme criptiche o ermetiche, le conoscenze di un tempo sono state completamente trasferite e trasmesse a noi "bocca-orecchio" oppure conservate in polverosi libri sigillati, "chiusi" agli occhi e alle orecchie dei profani. 
Templare, perché ritengo che sia ancora possibile accogliere la Regola originale del Santo fondatore dell'Ordine non per abbandonarsi a facili sentimentalismi o revival, bensì per intraprendere un particolarissimo cammino di preghiera, teso a raggiungere l'elevazione del proprio stato spirituale, così da poter affrontare con determinazione le sfide che il futuro intenderà lanciarci. Preghiera e lavoro, studio teorico e pratica, cultura e arte, sacro e profano, idee e progetti, meditazione e azione, "lege lege relege et invenies", v.i.t.r.i.o.l. (quanto c'è ancora da riscoprire?)... Ora et Labora: San Benedetto ci insegna. 
Solo con molta umiltà, dedizione, modestia, lunghi silenzi ("ascolta e taci") unitamente ad un lavoro di perfezionamento dell'animo (limando sino a polverizzare, digerire, cuocere e sublimare la "pietra" che fluttua in noi per arrivare al risveglio di quella scintilla latente che giace nel nostro cuore) si può raggiungere lo scopo. Solo in questo modo si può iniziare ad operare nel mondo che ci circonda, non con armi o lanciando terrificanti anatemi, ma scegliendo la preghiera, la carità e la mediazione, per compiere quei miracoli che già Gesù ha saputo stimolare nei suoi apostoli e discepoli. E poi, soprattutto, serve ricerca, ricerca, ricerca..., proprio come fecero i primi nove su ordine di San Bernardo. D'altronde è quasi certo che essi riuscirono a impadronirsi in qualche maniera dei segreti contenuti nell'Arca dell'Alleanza e dei segreti contenuti nelle Tavole dell'equazione dell'Universo ne poterono poi beneficiare un po' tutti, partendo proprio dall'improvvisa e ancora inspiegabile fioritura gotica. 
Per chi, poi, vorrebbe trasformare un gruppo di persone in violenti sicari della Cristianità, anche solo per ragioni di autodifesa della Fede o, cosa ben più grave, per abbattere pure i cristiani più scettici che la pensano diversamente (come colui che, cantanto odi, bruciò la vecchia Roma in cui regnava per il desiderio di crearne una più splendida...), ebbene, questi non ha veramente capito la potenza nascosta nei Templari dell'epoca, che alle armi, se possibile, preferivano la cultura, stringendo legami di profonda amicizia con potenziali nemici e scambiando con essi le conoscenze per tentare di costruire un mondo migliore, di pace, scardinando un'organizzazione feudale ormai obsoleta e gettando le basi della successiva società rinascimentale. 
Per quanto riguarda il diktat imposto dalla Santa Sede non mi preoccuperei più di tanto. Quale differenza c'è a chiamare un gruppo "Ordine" o "Società" o "Comunità" ecc...? È veramente necessario investire dei nuovi "Cavalieri" (andando per altro in contrasto con tutte le leggi relative alle investiture ufficiali di qualsiasi nazione)? Oppure, per non urtare nessuno, basterebbe semplicemente chiamarli "soci" o "confratelli"? Occorre essere consci del fatto che "cavaliere" non è una nomina, un riconoscimento o un'onorificenza in ambito iniziatico, bensì qualcosa di molto più profondo, di intangibile, che carica di energia positiva l'intimità della nostra persona e ci tocca dentro; perché cavalieri lo si è già (la leggenda ci informa di un graal "parlante", che rende visibile a chiare lettere infuocate sul suo bordo lucente il nome del prescelto, per poi svanire nel nulla...). Questo titolo è come una pianta che germina dal seme che riposa nel buio della sua tomba, è un valore che nasce e si amplifica, un fiore che sboccia. Il cavalierato è un sentimento comune che riunisce persone capaci secondo un anello, un'inedita "tavola rotonda" attorno alla quale si discuteranno i modi per affrontare i problemi odierni ma senza perdere il gusto di sognare quel "graal" che attende ognuno di noi dietro l'angolo. Il Templare, se così ci preme ancora chiamarlo, non esce dalla sua Commenda per fare la guerra; esso esce per portare speranza ai bisognosi e per ricercare la pace. Egli è il solo in grado di possedere la conoscenza che gli permette di trasmutare in oro la vecchia persona che muore dentro di lui e la capacità di rinascere a vita onorevole e migliore. Il Templare deve essere entusiasta e non spaventato di affrontare il percorso di maturazione ed elevazione che lo attende. 
Nel Tempio, volendolo ancora chiamare in questa strana maniera, ogni allievo troverà un maestro ad attenderlo ma il maestro non dovrà terrorizzare il proprio allievo, sfruttandolo per i propri scopi personali, impedendogli di apprendere con curiosità e assecondando le sue personali inclinazioni artistiche tese a far del bene alla comunità. 
È una bella esperienza quella di venire investito cavaliere e poi essere elevato a gradi iniziatici superiori. Però la ricerca non può terminare così. Occorre fermarsi e guardarsi dentro. monitorarsi, per superare prove personali e scoprire segreti che solo un'illuminazione può dare al candidato, evitando di cedere alle lusinghe del potere, alle quali un vero cavaliere deve prendere le distanze. 
Purtroppo, chi entra in simili organizzazioni sente subito il bisogno di giungere al vertice, di comandare, di predominare con chissà quali poteri mentali, di intraprendere una scalata per accedere ad una ipotetica "stanza dei bottoni" dalla quale dirigere il mondo intero, di poter surclassare, giudicare e condannare il prossimo. Nulla di più sbagliato. È come tradire per una seconda volta i Templari, quelli veri, mandandoli nuovamente al rogo... 


IL S.M.O.T.

Templare SMOT
Uniforme del Templare S.M.O.T.

Un esempio: il "Sovrano Militare Ordine del Tempio"

«Innanzitutto occorre sgombrare il campo da ogni dubbio. Nessuno può vantare una continuità dell'Ordine originario, neppure l'Ordo Christi portoghese e la Massoneria anglosassone, che ne sono in pratica gli eredi spirituali. L'Ordine è terminato nel momento in cui il re di Francia con il fido Nogaret sono riusciti a far capitolare il "vertice" del Tempio, ossia il M.G., obbligando i Templari superstiti, ormai braccati in ogni dove e apparentemente senza scampo, a dileguarsi rapidamente nel nulla. Gli uomini dai candidi mantelli potrebbero essere qui paragonati alla coltre di neve sotto il tiepido sole primaverile.
Si dice abbiano trovato riparo in Inghilterra e successivamente in Scozia; altre notizie riportano di Templari rifugiatisi nei Paesi Iberici, dove trovarono protezione dei reali di Spagna e Portogallo; altre ancora di un gruppo esiliato in Lombardia e Svizzera, diventando gli anticipatori degli odierni istituti bancari; infine uno sparuto gruppo potrebbe essere emigrato verso il continente americano portandosi con sè le ricchezze del Tempio. Le leggende sui Templari fioriscono ancora oggi giorno... Ultimamente qualche studioso ha persino avanzato l'ipotesi che gli eredi dei Templari siano le Guardie Svizzere, a protezione del Papa.
Gli appartenenti delle obbedienze mondiali venute in seguito al 1314 non possono ritenersi gli unici, veri e inimitabili Templari. Sono tutte "associazioni", "confraternite", "comunità", "onlus", "gruppi di studio", "appassionati" che hanno dato vita al revival neotemplare.
Ci sono le obbedienze ritenute di stretta osservanza della regola e i dissidenti, cioè quelli che, per esempio, inseriscono le donne in un Ordine prettamente maschile oppure non seguono la regola originale.
Esistono un sacco di istituzioni che si annoverano templari, anche molto note, antiche e con molte adesioni. Per farsi un'idea dello stato di fatto delle cose basterebbe inserire la parola "templare" in un qualsiasi motore di ricerca del web per tuffarsi in un vastissimo mondo neomedievale...
E, come è facile da immaginare, ogni Maestro Generale che regge le sorti del suo gruppetto di adepti ritiene di essere il vero erede di Jacques de Molay.
Anche Alessandria può vantare un nucleo di Templari; una sparuta aggregazione sociale iniziatica che annovera un'esigua e selezionatissima élite di iscritti. Trattasi del
rinato Sovrano Militare Ordine del Tempio (il cui sito web è www.smodelt.org), fondato dal Prof. Gianluigi Marianini, che si ritiene un Ordine cavalleresco iniziatico di strettissima osservanza della Regola, attualmente Onlus, che ha come fine la difesa della verità e della cristianità. Lavora nel mondo contemporaneo attraverso opere di carità, di assistenza, ma anche di difesa dei valori cristiani e dei Cristiani, favorendo la loro riunificazione sotto la stessa Chiesa. I Cavalieri del Sovrano Militare Ordine del Tempio (meglio conosciuti come Templari) hanno rispetto per le altre religioni in un contesto di reciprocità ricercando non solo una crescita a livello iniziatico-spirituale ma anche culturale, promuovendo quindi numerose attività artistiche protese alla raccolta di fondi da destinare alle varie iniziative filantropiche. L’informazione e la collaborazione con altri Enti, Istituti ed Associazioni è di primaria importanza; infatti i due principali settori di cui si occupa attualmente l’Ordine sono la distribuzione di medicinali e fitofarmaci non disponibili attualmente sul mercato e la promozione di forme di autocostruzione a basso costo rispettose dell’ambiente e delle culture locali, soprattutto nell’ambito di popolazioni disagiate, seguendo le linee di ricerca messe a punto nel lungo periodo dal Prof. Arch. Roberto Mattone, curate dall’Associazione Onlus operativa di riferimento e meglio specificate sul sito web www.mattonesumattone.org».
Ecco qualche iniziativa del S.M.O.T.
Segnalazioni e iniziative S.M.O.T.
nessuna iniziativa attualmente in programma

Principali eventi svolti
I Templari "scortano" il Vescovo Ausiliare di Gerusalemme a Castelceriolo in occasione della festa patronale di San Giorgio

In occasione del 450 anniversario della costituzione della parrocchia, festeggiato il 1 maggio 2011, la comunità di Castelceriolo ha avuto l’onore di accogliere per la festa patronale di San Giorgio il Vescovo Mons. William Shomali. Egli, divenuto ausiliare del Patriarca Latino di Gerusalemme l’anno scorso, ha come sede titolare quella di Lidda (Lod), presso Tel Aviv, dove si trova la tomba del martire Giorgio, tanto che un tempo la stessa cittadina era chiamata un tempo Georgopolis. Oggi la basilica appartiene alla Chiesa greco-ortodossa, che venera il santo come Megalomartire, cioè “grande martire”. Durante la processione pomeridiana per le vie del paese una rappresentanza dei fratres appartenenti al Sovrano Militare Ordine del Tempio - Poveri Cavalieri di Cristo e del Tempio di Salomone ha scortato, come avveniva un tempo, i pellegrini e i chierici durante il loro tragitto.

Mons. Shomali processione di San Giorgio
Mons. William Shomali e i Templari che scortano la
processione di San Giorgio per Castelceriolo.

Nella foto a destra sono riconoscibili Mons. Shomali,
Mons. Riccardi e Don Walter Fiocchi.
I Templari alla Commemorazione per i 700 anni dal martirio di Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay. È tornata la task force di Nostro Signore.
invito

da: Alessandriaoggi.it

Volpedo (AL) – Sono tornati i Templari, quelli veri, quelli di stretta osservanza che seguono alla lettera la Regola di San Bernardo. E promettono di fare la "rivoluzione cristiana" per ritrovare i valori che ragalano dignità e libertà all'uomo. È un percorso faticoso ed iniziatico il loro, per raggiungere i livelli necessari ai grandi traguardi. Toccanti messaggi di Alessandro Meluzzi e Aldo Mola letti durante la cerimonia. Sono ancora pochi (una trentina) ma molto motivati. Si va dal giornalista al penalista, dal medico all’ingegnere, dal dirigente d’azienda all’operaio, dall’imprenditore al fisioterapista, dall’architetto al concertista. I Templari di stretta osservanza del Sovrano Militare Ordine del Tempio (Precettoria del Piemonte) si sono dati appuntamento a Volpedo per celebrare il settecentesimo anniversario del martirio di Jacques de Molay e Geoffrey de Charnay, rispettivamente 22° Maestro Generale e ultimo Precettore di Normandia dell’Antico Ordine, bruciati vivi a Parigi da Filippo il Bello il 18 marzo 1314. L’evento era di quelli da annali della storia perché per la prima volta dopo settecento anni il Nuovo Ordine Templare, grazie al nuovo Diritto Canonico promulgato da Papa Giovanni Paolo II il 25 gennaio 1983 (con la Costituzione Apostolica Sacrae Disciplinae Leges) che ha stralciato la scomunica dei Templari emanata il 22 marzo 1312 da Papa Clemente V, ha potuto finalmente e legittimamente commemorare i suoi martiri e continuare i lavori alla luce del sole. Ieri pomeriggio 22 marzo 2014 alle cinque, nella parrocchiale di San Pietro il Cappellano del Tempio don Prospero Digilio ha officiato in una chiesa gremita di fedeli la Messa in Suffragio dei martiri templari, alla presenza della Confraternita di San Rocco di Castelceriolo, della Confraternita della SS Trinità di Viguzzolo, della Confraternita di Tortona, dei Cavalieri di Seborga, e delle autorità col sindaco Giancarlo Caldone in testa. Presente alla cerimonia anche la vedova di Gianluigi Marianini, primo Maestro Generale dell’Ordine nel terzo millennio, Donna Ornella Marianini Forlani. “Qui, nel tempio - ha detto padre Digilio -, si prega e si lascia fuori tutto il resto. Qui ci riuniamo per stare insieme al Signore che è in mezzo a noi, e pregare per i templari ingiustamente condannati e mandati al supplizio dal re di Francia". La commozione ha pervaso tutti, fedeli e templari, complici le splendide musiche eseguite all’organo dal Templare Gian Luigi Prati che ha spaziato da Haendel a Bach, da Couperin a Marco Enrico Bossi, ancora troppo poco apprezzato autore ottocentesco di splendide pagine per organo come la solenne e maestosa Entrée Pontificale eseguita per la circostanza. Molto apprezzate le due lettere fatte pervenire dallo storico Aldo Mola e dallo psichiatra Alessandro Meluzzi quest’ultima letta in chiesa da Don Prospero. “Rammaricato che immodificabili impegni pregressi mi impediscono di partecipare di persona alla solenne rievocazione dei Valori Tradizionali – ha scritto Mola al Maestro Generale -, Le invio il mio fervido augurio di pieno meritato successo, nella certezza che la Storia dà sempre ragione allo Spirito e che il Tempio non ha mai mancato né mai mancherà di avere i suoi Milites. Dalla terra di Alessandria -  emblema dell'arte della guerra - si levi il Beaussant di questo Terzo Millennio, altrimenti opaco. Ad majora!”. “Fratelli carissimi – ha invece scritto Alessandro Meluzzi -, impossibilitato ad essere presente oggi a questo importante appuntamento di preghiera, di fede, di agape amorevole, di incontro e di rinnovamento della tradizione mi uniscono comunque affettivamente a tutti voi. Celebrare il ricordo e il suffragio del grande maestro di spirito e azione Jacques de Molay  riafferma la vitalità presente degli eterni valori della cavalleria cristiana e del templarismo. In tempi presenti di caos, di nuove e antiche povertà e di sofferenza dei valori ritrovarsi intorno al mistero eucaristico per celebrare un maestro di verità rappresenta un contributo concreto all'armonia dell’umano e alla centralità intramontabile dei valori della persona nella fratellanza, nella libertà e nella solidarietà. Certo che da questo momento si irradiano dimensioni di luce che ci illuminano tutti e illuminano il mondo mi unisco nella preghiera e nel ricordo nella speranza di un abbraccio ancora più prossimo a tutti voi nell’immediato futuro. Con amore agape e fratellanza!”. E in tempo di caos, di nuove e antiche povertà e di sofferenza dei valori i Templari cosa possono fare? “Noi siamo tornati per ridare senso a valori morali e umani ormai offuscati – ci ha detto un templare che ha preferito mantenere l’anonimato – senza voler insegnare niente a nessuno siamo pronti a combattere la guerra per la libertà e la dignità perdute. Come diceva San Paolo, il nostro combattimento non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potestà, contro i dominatori del mondo di tenebre di questa età”. E per fare questo, come hanno spiegato i templari del Nuovo Ordine, occore una preparazione personale che passa attraverso una consacrazione ed una forte iniziazione nel rispetto degli antichi rituali e della regola di San Bernardo.

Templari organista templare
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in ginocchio all'Elevazione Corale "Veneranda Confraternita di San Rocco" di Castelceriolo
I Templari SMOT insieme ad altri Ordini e
Confraternite partecipano alla S. Messa.
La Corale della Veneranda Confraternita di San Rocco
di Castelceriolo diretta da Claudia Brezzi
ha saputo creare momenti emotivamente intensi.

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